Lanciata l'operazione post Expo2015: una gara di idee per l'area Rho-Pero
Bisogna decidere il destino di un milione di metri quadri dopo la chiusura dell'Esposizione. Arexpo raccoglierà le proposte che dovranno rispettare regole precise: dalla quota di verde al limite di costruzioni
È rimasta la grande incompiuta di Expo, il punto interrogativo ancora aperto. Perché, quando i cancelli dell'Esposizione saranno chiusi e la maggior parte dei padiglioni smantellati, cosa diventerà il milione di metri quadrati? Ma, adesso, quando mancano meno di due anni al via, parte l'operazione per il post-2015. E viene aperta la caccia ufficiale per trovare chi possa 'inventarsi' il destino di quell'area strategica. A inaugurarla sarà Arexpo - la società nata per acquistare e poi gestire proprio il futuro urbanistico dei terreni - che lancerà un invito pubblico
per ricevere idee e proposte.
Negli anni si sono susseguite le ipotesi più disparate: da una Cittadella della giustizia alla nuova sede della Rai, da una struttura per concerti all'aperto al nuovo stadio dell'Inter. Ora Comune e Regione che, come soci principali di Arexpo hanno la responsabilità maggiore nella partita dell'eredità, cercano di disegnare un futuro certo. A cominciare dalla funzione pubblica che dovrà permettere a quell'area di continuare a vivere dopo il 2015. Il piano verrà presentato nei prossimi giorni. Lo strumento che verrà utilizzato è quello che tecnicamente si chiama "manifestazione di interesse".
Naturalmente chi si presenterà dovrà fare i conti con i paletti già fissati nell'accordo di programma urbanistico: a cominciare dall'obbligo di mantenere almeno la metà della superficie a verde, fino alle quantità di costruzioni che potranno
nascere e alla quota di case low cost. Altri punti fermi sono il padiglione Italia che rimarrà in piedi e per cui si è già fatta avanti la Camera di commercio con l'intenzione di trasformarlo in un Palazzo dell'innovazione dedicato a brevetti e start-up e la cascina Triulza che diventerà la casa delle associazioni e del volontariato. Per il resto, parte la caccia alle idee. Per un'operazione che, con la successiva vendita delle aree a chi le trasformerà materialmente, dovrà portare nelle casse di Arexpo almeno 320 milioni di euro.
Bisogna decidere il destino di un milione di metri quadri dopo la chiusura dell'Esposizione. Arexpo raccoglierà le proposte che dovranno rispettare regole precise: dalla quota di verde al limite di costruzioni
È rimasta la grande incompiuta di Expo, il punto interrogativo ancora aperto. Perché, quando i cancelli dell'Esposizione saranno chiusi e la maggior parte dei padiglioni smantellati, cosa diventerà il milione di metri quadrati? Ma, adesso, quando mancano meno di due anni al via, parte l'operazione per il post-2015. E viene aperta la caccia ufficiale per trovare chi possa 'inventarsi' il destino di quell'area strategica. A inaugurarla sarà Arexpo - la società nata per acquistare e poi gestire proprio il futuro urbanistico dei terreni - che lancerà un invito pubblico
per ricevere idee e proposte.
Negli anni si sono susseguite le ipotesi più disparate: da una Cittadella della giustizia alla nuova sede della Rai, da una struttura per concerti all'aperto al nuovo stadio dell'Inter. Ora Comune e Regione che, come soci principali di Arexpo hanno la responsabilità maggiore nella partita dell'eredità, cercano di disegnare un futuro certo. A cominciare dalla funzione pubblica che dovrà permettere a quell'area di continuare a vivere dopo il 2015. Il piano verrà presentato nei prossimi giorni. Lo strumento che verrà utilizzato è quello che tecnicamente si chiama "manifestazione di interesse".
Naturalmente chi si presenterà dovrà fare i conti con i paletti già fissati nell'accordo di programma urbanistico: a cominciare dall'obbligo di mantenere almeno la metà della superficie a verde, fino alle quantità di costruzioni che potranno
nascere e alla quota di case low cost. Altri punti fermi sono il padiglione Italia che rimarrà in piedi e per cui si è già fatta avanti la Camera di commercio con l'intenzione di trasformarlo in un Palazzo dell'innovazione dedicato a brevetti e start-up e la cascina Triulza che diventerà la casa delle associazioni e del volontariato. Per il resto, parte la caccia alle idee. Per un'operazione che, con la successiva vendita delle aree a chi le trasformerà materialmente, dovrà portare nelle casse di Arexpo almeno 320 milioni di euro.